L’area archeologica di Abu Simbel, nel sud dell’Egitto, è una delle destinazioni più iconiche del mondo, una pietra miliare per ogni viaggiatore, trovarsi al cospetto dei templi voluti dal Ramses II il Grande è un’emozione enorme.
I templi di Abu Simbel furono costruiti da Ramses II e rappresentano il miracolo degli antichi egizi per astronomia, ingegneria e architettura.
Il complesso di Abu Simbel è costituito da due templi, entrambi scavati nella roccia, voluti da Ramses II vicino al confine con la Nubia, ora Sudan, a testimoniare la potenza e l’influenza del faraone su quelle terre che per l’Egitto erano una preziosa fonte di oro.
Originariamente costruiti scavando una parete rocciosa sulle rive del fiume Nilo, a seguito della costruzione della diga di Assuan rischiarono di venire sommersi dalle acque di quello che oggi è il lago Nasser; per evitare di perdere un simile tesoro archeologico il governo egiziano e l’Unesco diedero vita ad una colossale raccolta di fondi per rilocare i due monumenti.
Entrambi i templi furono tagliati in grossi blocchi e spostati e rimontati 60 metri più in alto rispetto alla posizione originaria e arretrati di 200 metri.
Fu un’opera ingegneristica colossale che venne compiuta limitando al massimo i danni, i tagli effettuati nella roccia vennero accuratamente ristrutturati e il margine di tolleranza rispetto all’originale posizione fu limitato a due millimetri.
“Io ti do, Ramesss II, raccolti costanti … i covoni sono come la sabbia, i granai si avvicinano al cielo e i cumuli di grano sono come le montagne.”
Geroglifico del Grande Tempio
Il Grande Tempio di Abu Simbel
Il Grande Tempio di Abu Simbel in Egitto, costruito nel 1200 a.c., è dedicato agli dei Ra, Amon e Ptah e allo stesso Ramses che si eleva così a divinità, è il tempio più famoso dell’intero Egitto, è sicuramente il tempio più bello e grandioso costruito durante il lungo regno di Ramses II il Grande.
L’esterno del tempio lascia esterrefatti, la facciata larga 38 metri e alta 30 metri è caratterizzata da quattro colossali statue di Ramses II seduto sul trono e con le corone del Basso e dell’Alto Egitto.
L’interno del tempio si sviluppa con una pianta triangolare tipica dei templi dell’epoca, è costituito da tre sale consecutive che si inoltrano all’interno della roccia per 56 metri.
La grande sala ipostila è sostenuta da otto pilastri decorati con statue di Osiride e del Faraone Dio mentre le pareti sono arricchite di bassorilievi che raffigurano gli eventi principali della vita di Ramses II ed in particolare la, presunta, vittoria nella battaglia di Kadesh contro gli Ittiti.
La seconda sala presenta quattro enormi colonne completamente decorati da geroglifici e bassorilievi che raffigurano Ramses II e la sua moglie preferita: Nefertari.
La terza sala, il vero santuario, è impreziosita da quattro statue scavate nella roccia che rappresentano Ramses, Ra, Amon e Ptah.
Questo santuario è anche la celebrazione della grande conoscenza degli antichi egizi in fatto di astrologia e ingegneria, infatti due volte l’anno, esattamente il 22 febbraio ed il 22 ottobre, i primi raggi del sole penetrano all’interno del tempio fino al santuario più interno illuminando tre delle quattro statue lasciando all’ombra la figura del dio Ptah per via della sua connessione col Regno dei Morti.
Il Tempio Piccolo di Abu Simbel
Distante solamente un centinaio di metri dal Grande Tempio si trova il tempio che Ramses II volle dedicare a Nefertari la sua consorte preferita.
Il Tempio di Hathor e Nefertari è dedicato alla dea Hathor la divinità del cielo e presenta una facciata scavata nella roccia con sei monumentali statue che rappresentano il faraone e la consorte raffigurati in piedi e con alla testa le corone del Basso e dell’Alto Egitto.
Questa statue alte dieci metri sono uno dei rarissimi casi in cui la statua del faraone e della regale consorte hanno la stessa dimensione.
L’interno del tempio è riccamente decorato con bassorilievi raffiguranti Ramses e Nefertari nell’atto di donare offerte alle dee Hathor e Mut.
Nell’ultima sala, nel santuario si trova una nicchia in cui la statua di Hathor sembra prendere vita dalla montagna.